
Perché il caffè è così amato in Italia?
Il caffè è diventato un elemento caratteristico della cultura italiana. Da Trieste a Napoli e passando anche per le Isole Maggiori, in tutta Italia si consuma una tazzina di caffè espresso.
Il consumo di caffè è legato alle abitudini di convivialità italiane: prendersi un momento di pausa in condivisione con un amico o un collega di lavoro, spezzando i ritmi quotidiani con una “tazzulella” di caffè, è certamente una pratica di socializzazione italiana.
Ma come mai è diventato così popolare?
La prima risposta si può rintracciare nelle orme della complicatissima storia della nostra penisola. Il primo a trasportare il caffè nel nostro paese fu Prospero Alpino, un noto botanico padovano che nel 1570 portò alcuni sacchi di chicchi di caffè a Venezia, di ritorno da un viaggio in Oriente. In effetti all’inizio della sua commercializzazione i semi del caffè erano venduti dagli speziali a prezzi altissimi per motivi medici.
Successivamente all’uso per scopi curativi, si cominciarono ad aprire delle botteghe del caffè, le antenate dei caffè e dei bar, e da quel momento si cominciò a bere il caffè insieme ad altri e a considerarlo un momento di pausa dalle attività quotidiane. Così il caffè si diffuse sempre di più e con esso l’arte della tostatura. Dalla fine del 1800 le torrefazioni come attività commerciali si svilupparono lungo lo stivale, come del resto è evidente anche nella storia del caffè Morganti.