
Come si beve il caffè in America?
America vuol dire un’infinità di cose.
Per un vizio italiano – legato al mondo del cinema e ad alcuni modi di dire – spesso usiamo «America» quando vogliamo indicare gli Stati Uniti.
L’America però – cioè quel continente che da Nord a Sud (passando per il Centro e le isole caraibiche) si estende per quattordicimila chilometri e ospita più di un miliardo di persone – è un crogiolo di lingue, culture, società e tradizioni profondamente diverse.
Questo ci dice che se vogliamo fare un viaggio nel mondo del caffè in quelle terre, non dovremo stupirci quando ci imbatteremo in ricette che non ci portano dritti al classico prodotto di Starbucks o al tipico filtrato da bere per le strade di New York.
E infatti…
Partiamo dal cortado, un espresso gustoso ed equilibrato diffuso in tutta l’America Latina.
Nata in Argentina, questa bevanda a base di caffè e lattesi è diffusa rapidamente in tutti i Paesi di lingua spagnola – dal Messico alla Colombia, dal Perù al Cile (fino alla stessa Spagna e al vicino Portogallo); a Cuba invece è conosciuto come cortadito.
Come detto, nel cortado si incontrano latte e caffè (cosa che lo rende un lontano parente del nostro caffè macchiato): da noi si aggiunge nella tazza un goccio di schiuma di latte, in Sudamerica invece una piccola quantità di latte (liquido) attenua l’acidità del caffè.
In Cile però è molto apprezzato anche l’express. È come il nostro espresso, ma la tazzina viene riempita fino all’orlo, per un caffè accompagnato da un po’ di crema e preparato con una miscela tostata chiara – simile per il palato a quelle utilizzate per il caffè turco nei paesi arabi.
Se ci spostiamo in Brasile, potremo gustare un’altra tipicità del Sudamerica: il caffè brasiliano.
A metà strada tra un ‘fine pasto’ e un cocktail, il brasiliano si ottiene aggiungendo al caffè Baileys, latte, cacao amaro in polvere e zucchero.
La sua preparazione prevede che si vengano a formare degli strati ben definiti, quindi – per godere anche dell’effetto estetico – è meglio usare bicchierini di vetro.
Risalendo il continente, in Messico troviamo il café de olla.
Preparato in una pentola di terracotta, questo caffè viene da chicchi macinati grossi (o anche interi) in acqua calda, è aromatizzato con stecche di cannella (oppure con anice stellato e scorze d’arancia) e zuccherato con il piloncillo.
A Cuba invece si beve un espresso molto simile al nostro, solo che lo zucchero viene aggiunto direttamente nella brocca.
Prima di concludere questo viaggio però passiamo anche dagli USA.
Se da una parte infatti il classico black coffee sembra resistere, ormai da qualche anno negli States si sta diffondendo sempre di più il caffè gourmet.
Il concetto di ‘gourmet’ è legato ai chicchi di caffè verde non tostati, che devono avere particolari caratteristiche per quello che riguarda gusto, aroma, corpo e acidità.
È la Specialty Coffee Association che aiuta ad individuare quali caffè sono ‘gourmet’ e quali no; in una scala da 1 a 100 si possono definire ‘gourmet’ solo quei caffè che totalizzano almeno 80 punti.
Lo sappiamo, noi italiani siamo molto legati al nostro espresso e molte volte storciamo il naso al solo pensiero di zuccherarlo il caffè; ma quello che ci insegna questo viaggio è che da una base comune – il caffè appunto – si possono trovare mille spunti e altrettanti modi per preparare la nostra bevanda preferita.
E chi lo sa che a questo punto non ci venga voglia di scoprire anche come si beve il caffè negli altri continenti.
[to be continued…]